Comunicato Stampa
Nella giornata di oggi la stampa locale, probabilmente informata dall’amministrazione comunale, ha dato grande risalto al possibile prossimo dispiegamento di nuovi timbratori che saranno di tipo biometrico presso il comune di Rimini. Precisiamo che nel Comune di Rimini i timbratori presenti attualmente risalgono alla metà degli anni ’80 e si sarebbe dovuto cambiarli da tempo perché obsoleti e non in grado di visualizzare in tempo reale le presenze (o assenze) dei dipendenti, prevedendo un solo scarico giornaliero dei dati dopo la mezzanotte del giorno corrente.
Della cosa, dice la stampa, sono stati informati i sindacati, accennando a possibili malumori non meglio definiti degli stessi.
Vorremmo fare un po’ di chiarezza.
Nel Comune di Rimini non si sono mai verificati casi eclatanti e/o diffusi di assenteismo o di utilizzo improprio dei badge (cartellini) e unità di rilevamento; controlli su questa materia ne sono stati fatti a più riprese anche nel passato da almeno un trentennio. A quel che ci risulta i casi rilevati si contano sulle dita di una mano. D’altra parte basta guardare i livelli di produttività ed i risultati raggiunti per capire che se ci possono essere episodi di utilizzo improprio degli strumenti di rilevazione presenza questi non possono che essere statisticamente irrilevanti.
Abbiamo quindi lodato l’acquisto di nuovi timbratori in grado di scaricare in tempo reale i dati raccolti onde consentire ai dirigenti di verificare subito, dati alla mano, l’effettiva presenza dei dipendenti od i motivi della loro assenza: questo per tutelare maggiormente l’immagine della maggioranza assoluta dei lavoratori che potrebbero ricevere un danno dal comportamento eventualmente scorretto di pochissimi soggetti.
Diverso è il ragionamento sull’utilizzo della biometria. Per biometria il Comune sembra fare riferimento alle impronte digitali (in realtà si potrebbe parlare anche di altri parametri biologici). Sulla materia sia in sede europea, sia in sede nazionale esistono miriadi di sentenze in grandissima parte contrarie ed in alcuni rari casi favorevoli con limitazioni abbastanza strette.
Premesso che un timbratore biometrico costa circa il 30/40% in più rispetto ad un timbratore tradizionale, che non è un gran viatico in un periodo di restrizioni finanziarie, soprattutto se rapportato al vantaggio che la P.A. ne avrebbe, tutte le sentenze di cui sopra raccomandano di non utilizzarli se non in casi di maggiori interessi in gioco in quanto: “i dati biometrici attengono strettamente alla persona, sono comunque falsificabili e non sostituibili, pertanto l'utilizzo di sistemi di riconoscimento basati su dati biometrici è possibile solo in casi particolari, per i quali sia dimostrato che non siano sufficienti strumenti alternativi e che dunque la raccolta delle impronte digitali risulti davvero necessaria e proporzionata”.
In particolare sulla materia il garante alla privacy italiano esige una comunicazione preventiva con definiti tutti i dati di progetto e le caratteristiche dell’attività che si intende controllare al fine di autorizzare, non autorizzare o parzialmente autorizzare l’impiego di tali tecnologie.
Ci chiediamo: la partita merita il mettere in gioco il diritto alla privacy, specialmente sui dati biometrici, delle persone? E’ giusto far spendere ai cittadini riminesi somme aggiuntive, quando esistono comunque altri sistemi elettronici, non biometrici per incrociare la timbratura con il soggetto che la esegue con lo stesso grado di sicurezza se non superiore? Soprattutto in un ente che non ha mai rilevato usi impropri degli strumenti di rilevamento?
Bianchi Alfredo - Segreteria UILFPL RIMINI
Rimini14/07/2017